Piatti natalizi romani: come trovarli nella tradizione
Il Natale si avvicina e come ogni anno è buona tradizione passare questi momenti in famiglia, davanti ad una grande tavola apparecchiata a dovere, circondati da tombole, risate e parenti. A Roma c’è una lunga tradizione di prelibatezze culinarie che proprio non possono mancare e, sebbene ormai esistano molte rivisitazioni, queste origini mantengono salde le loro radici in ancora molte abitazioni. In questo articolo vi parleremo degli inimitabili piatti natalizi romani, preparatevi ad avere l’acquolina in bocca! Il cenone della Vigilia Come da tradizione, la carne è abolita il 24 Dicembre, ma non temete: per l’occasione la cucina romana prevede comunque degli ottimi piatti a base sia di pesce che di verdure. Partendo con gli antipasti non può di certo mancare la frittura, solitamente di broccoli e carciofi, elementi presenti in ogni declinazione nei piatti romani, mentre per il pesce troviamo la frittura di calamari e talvolta anche di gamberi (spesso presentata anche come secondo piatto) e la frittura di baccalà. Un piatto tipico e immancabile è poi il brodo di arzilla con pasta e broccoli: un pesce non così frequentemente usato ma che è tuttavia molto apprezzato in questo pasto così caldo, corposo e gustoso, in grado di mettere d’accordo grandi e piccini. Segue poi come primo un bel piatto di spaghetti alle vongole veraci. Come contorno invece vediamo protagonista l’insalata di puntarelle con condimento di aglio, olio e filetti di acciuga i quali rendono questa verdura particolarmente apprezzata e adatta all’accompagnamento dei piatti sopracitati, o per chi ha ancora spazio per qualcosa di meno leggero anche broccoletti e cicoria ripassati rimangono sempre un’ottima opzione. Il pranzo di Natale C’è solamente una portata che può aprire le danze del pranzo del 25 Dicembre: la stracciatella. Non di certo un gusto di gelato, si tratta altresì di un brodo di carne (solitamente gallina) con uovo sbattuto, pepe, sale, parmigiano, noce moscata e scorza di limone in grado di attribuirgli un sapore unico e speziato. Tra i primi troviamo invece i cannelloni al forno con ripieno di carne o ricotta e spinaci a seconda dei gusti, lasagne o fettuccine all’uovo, rigorosamente fatte in casa, con ragù di carne. Un secondo piatto che non può assolutamente mancare sono le costolette di abbacchio fritte, o in alternativa per chi vuole diminuire la quantità di cibi fritti, l’abbacchio allo scottadito con contorno di patate al forno. I dolci natalizi Pensavate fosse finita qui? Chiaramente no e non potevamo di certo tralasciare i dolci. Tra i più antichi troviamo il pangiallo, che trova le sue origini nell’Antica Roma e più precisamente durante l’età imperiale, ottenuto tramite l’impasto di frutta secca, miele e cedro candito, scorza di arancia e limone, sottoposto poi a cottura e ricoperto da uno strato di pastella. C’è poi similmente il panpepato, composto anch’esso da frutta secca, arancia e aggiunta di cacao o per gli amanti dei biscotti secchi i tozzetti romani, simili ai cantucci, composti da frutta secca e spezie varie come la cannella. Il Natale senza del buon cibo in tavola non è sicuramente la stessa cosa, avere la possibilità di gustare queste prelibatezze circondati dal calore degli affetti è ciò che contribuisce a rendere questa festa così magica. Speriamo di avervi ispirato con questi piatti natalizi romani! Vi aspettiamo al Ragno d’Oro!
Il ragù di carne: dove trovarlo nei piatti della cucina romana
Il ragù di carne è certamente uno dei piatti più amati della tradizione culinaria italiana, facilmente associabile al tepore di una casa e un pranzo domenicale in famiglia. Da quello bolognese, a quello napoletano, ad ancora quello pugliese, sono tante le varianti regionali che tuttavia ne conservano sempre il fulcro, composto da carne cotta per molte ore nella passata di pomodoro. Le origini L’etimologia del termine nasce dal francese ragoût, che sta a indicare una pietanza medievale di carne stufata, usata in origine come accompagnamento ad altri piatti. Portato in Italia già intorno al 1300 con la proclamazione del Papa da Avignone al Vaticano, il piatto è stato successivamente assimilato e rivisitato fino alla ricetta a noi oggi nota, diventando principalmente un condimento per diversi tipi di pasta. La prima variante è stata quella napoletana, avvenuta nel 1773 ad opera di Vincenzo Corrado, che tuttavia risentiva ancora dell’influenza francese, rendendolo più simile a uno spezzatino o brasato; motivo per cui la vera origine di quanto oggi ci è familiare si attribuisce alla versione bolognese del 1891, ufficializzata dalla prima ricetta scritta da Pellegrino Artusi che prevedeva ingredienti come: carne di vitello, sedano, cipolla, carota, pancetta di maiale, aggiunta di brodo in cottura e alle volte il latte. Solamente nel primo decennio del ‘900 siamo tuttavia arrivati all’attuale ricetta con l’introduzione della passata di pomodoro come ingrediente essenziale, sfumatura di vino e la sostituzione dei maccheroni con le tagliatelle. Il ragù nella cucina romana Ad oggi quasi ogni regione della penisola vanta le sue rivisitazioni e diverse applicazioni dell’iconico ragù e la nostra amata capitale non è di certo da meno. In questo articolo vi parleremo di tre pietanze romane che rendono omaggio al ragù di carne in modo decisamente originale e fedele alla tradizione. Rigatoni al sugo di coda di vaccinara In origine un piatto povero e popolare, oggi la coda alla vaccinara fa parte a tutti gli effetti della tradizione romana più tipica ed è qualcosa che va assolutamente provato se ci si vuole immergere realmente nei sapori della tradizione. Similmente al classico ragù, affinché acquisisca morbidezza, la carne di coda si lascia cuocere in una passata di pomodoro speziata con ingredienti come il sedano e i chiodi di garofano, per circa sei ore. L’accompagnamento ai rigatoni è perfetto, poiché questa tipica tipologia di pasta romana è particolarmente adatta ad accogliere condimenti densi e corposi e per finire si usa una spolverata di pecorino dal sapore intenso e pungente. Lasagna alla romana Anche lei perfetta per un pranzo domenicale in famiglia, vi sveliamo tuttavia che non esiste un solo modo per preparare la lasagna, poiché a Roma esiste una ricetta tutta tipica (ed è comunque buonissima). Dimenticatevi della besciamella, in questa ricetta è la mozzarella a prendere il suo posto e il sugo risulta più ricco di pomodoro, mentre il ragù di carne rimane uno degli elementi chiave per rendere questo piatto una vera prelibatezza, composto da: carne macinata, cipolla, sedano, carota, passata di pomodoro, olio e sale. Supplì Da non scambiare con le arancine, il supplì romano è un’iconica polpettina di riso dalla forma allungata e fritta, un perfetto street food o antipasto. Anche in questo caso il suo nome prende origine da surprise, termine spesso esclamato dai soldati francesi di occupazione Napoleonica di fine 700, i quali dopo il primo morso rimasero ammaliati dalla scoperta del contenuto filante, nascosto dalla croccante panatura esterna: composto da riso per l’appunto, mozzarella e chiaramente il nostro protagonista ragù di carne. Immergiti nella tradizione Se ti abbiamo incuriosito con queste prelibatezze della tradizione allora ti invitiamo a provare alcuni di questi piatti, e molti altri, al Ragno D’Oro in Via Silla, 26 (RM). Contattaci subito per prenotare il tuo tavolo!
L’estate di San Martino: tra tradizione e gusto
Ogni anno, l’11 novembre, Roma celebra una tradizione che affonda le radici nel passato: quella della vendemmia e del vino novello, che proprio in questa data inizia a essere stappato e condiviso nelle osterie della città. La festa di San Martino, patrono dei contadini e dei vinai, non è solo una ricorrenza religiosa, ma anche un’occasione per godere della bellezza della città in un quadro autunnale in cui si intrecciano tradizione, buon cibo e un inaspettato tepore fuori stagione. Con un cielo azzurro, il termometro che sfiora i 20 gradi e l’odore invitante di caldarroste per le vie della capitale, i romani si apprestano a godersi al meglio il bel tempo prima dell’arrivo del freddo. Perchè viene definita “L’estate di San Martino”? «L’estate di San Martino dura tre giorni e un pochinino» Tra le storie più celebri della figura del santo, indubbiamente si ricorda quella de “l’estate di San Martino”. Secondo la leggenda, San Martino stava viaggiando attraverso la Gallia durante una giornata particolarmente fredda e tempestosa. Mentre si trovava nei pressi della città di Amiens, incontrò un mendicante tremante dal freddo. Vedendo la sua sofferenza, Martino, che all’epoca era un soldato romano, decise di strappare metà del suo mantello per coprire il povero uomo. Questo gesto di generosità improvvisa, cambiò la sorte di entrambi: subito dopo aver condiviso il mantello con il mendicante, la tempesta si placò, la pioggia cessò e il cielo si schiarì, facendo posto a un raggio di sole che riscaldò l’ambiente. L’11 novembre, così, è simbolicamente connesso alla gioia di un’ultima festa prima dell’arrivo dell’inverno che segna la fine di un ciclo. Le sagre, le fiere e le celebrazioni in onore di San Martino sono momenti di condivisione, legati a un clima favorevole che invoglia la partecipazione alle attività all’aperto. Cosa fare a Roma «A San Martino ogni mosto diventa vino» Una visita al Vaticano può essere il punto culminante di una giornata alla scoperta di Roma. Dopo aver ammirato la maestosità di San Pietro, puoi passeggiare lungo le strade del Borgo e immergerti nella Roma papalina, ricca di storia e tradizioni secolari. Se San Pietro è la spiritualità, i Musei Vaticani sono la ricchezza artistica. Con una delle collezioni d’arte più prestigiose del mondo, i musei ospitano opere che spaziano dall’arte antica alla rinascimentale, dai reperti egizi alle sculture romane. I sapori autentici sono parte integrante del viaggio: nel cuore della nostra osteria, ogni piatto racconta la storia di Roma, ma l’esperienza diventa ancora più ricca quando i piatti sono accompagnati dai vini locali che esaltano ogni singola portata. Quale miglior modo per celebrare la festa di San Martino? Ti invitiamo a scoprire la nostra carta dei vini, perfetti per accompagnare i piatti tipici della nostra tradizione. Il vino non è solo una bevanda, ma un viaggio che completa e arricchisce ogni specialità! Vieni a trovarci, prenota il tuo tavolo e rendi la tua giornata memorabile!
I carciofi nella cucina romana
Quando si parla di cucina romana, i carciofi occupano un posto d’onore, grazie alla loro versatilità e al loro sapore inconfondibile. Due delle preparazioni più iconiche sono i carciofi alla giudia e i carciofi alla romana. Queste ricette possono essere gustate tutto l’anno grazie alle diverse varietà di carciofi: troviamo quelli uniferi, che fioriscono in primavera, e i rifiorenti, disponibili da ottobre fino a maggio, garantendo la presenza di questo straordinario ortaggio in ogni stagione. Le due ricette, simbolo della tradizione romana, si differenziano per preparazione e storia. I carciofi alla giudia, croccanti grazie alla doppia frittura, sono un piatto che racconta la lunga tradizione ebraico-romana, nata nel cuore del Ghetto nel XVI secolo. I carciofi alla romana, invece, vengono farciti con un mix di erbe aromatiche e cotti lentamente, rappresentando la genuinità della cucina contadina laziale. In questo articolo scopriremo insieme le particolarità di queste due specialità, analizzando gli ingredienti, i metodi di cottura e le curiosità storiche che le rendono simboli autentici della gastronomia romana. Carciofi alla giudia: una tradizione ebraico-romana I carciofi alla giudia sono un simbolo della tradizione ebraico-romana. Nati nel ghetto ebraico di Roma, dove le massaie li preparavano come piatto festivo per rompere il digiuno del Yom Kippur, questi carciofi hanno radici profonde. Grazie alla loro stagionalità primaverile, sono diventati un classico della Pasqua ebraica (Pesach) e, nel tempo, una prelibatezza apprezzata ben oltre i confini del ghetto, conquistando il cuore di tutta Roma. Puliti con cura e modellati “a rosa”, i carciofi vengono immersi in una soluzione di acqua e limone per preservarne il colore. Successivamente, vengono fritti in abbondante olio extravergine d’oliva, in due passaggi distinti: la prima frittura serve a cuocere i carciofi, mentre la seconda, in olio bollente, li rende dorati e croccanti. Questo processo regala un contrasto unico tra la crosta croccante e l’interno morbido e saporito del carciofo. A completare il piatto, una spruzzata di vino bianco e un pizzico di sale, per un tocco finale che lo rende davvero irresistibile. Carciofi alla romana: semplicità e gusto Se i carciofi alla giudia rappresentano la croccantezza della frittura, quelli alla romana raccontano la dolcezza della cottura lenta e aromatica. Qui, il carciofo non viene fritto, ma cotto pian piano in un tegame, permettendo ai sapori di fondersi in un piatto che celebra la freschezza delle erbe aromatiche. Per preparare i carciofi alla romana, questi vengono prima puliti, rimuovendo le foglie esterne più dure, e poi farciti con un ripieno di prezzemolo, aglio e mentuccia. Una volta sistemati in un tegame con olio d’oliva, acqua e un goccio di vino bianco, vengono cotti a fuoco lento fino a diventare teneri. Questa modalità di cottura non solo esalta il sapore del carciofo, ma lo trasforma in un contorno delizioso e nutriente, perfetto per accompagnare piatti di carne o pesce. Perché i carciofi fanno bene alla salute? I carciofi come sappiamo fanno parte della nostra cultura culinaria ormai da secoli, ma sappiamo quali sono le loro proprietà benefiche? Questi ortaggi sono un’importante fonte di potassio e ferro che aiutano il nostro apparato cardiovascolare e stimolano la produzione di globuli rossi. Contribuiscono anche a rallentare l’invecchiamento cellulare, grazie alla presenza di antiossidanti, come la vitamina C. Inoltre sono ricchi di fibre, che controllano il benessere dell’intestino, regolando anche l’appetito. Per di più, contribuiscono anche a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue. Infine al loro interno troviamo una sostanza chiamata cinarina che ha proprietà depurative e favorisce il regolare funzionamento del fegato e dell’apparato digerente. Possiamo quindi dire che il carciofo ha diverse proprietà benefiche, tuttavia come ogni alimento va assunto in modo equilibrato. Un confronto di stili e tradizioni Mentre i carciofi alla giudia rappresentano una preparazione festosa e ricca, i carciofi alla romana incarnano la semplicità che porta a risultati straordinari. Entrambi i piatti celebrano il carciofo romanesco e le tradizioni culinarie della capitale. A Roma, la passione per il carciofo si celebra attraverso numerosi festival e sagre dedicati a questo prezioso ortaggio. Durante il mese di aprile, eventi come il Festival del carciofo romanesco e la Sagra del carciofo romanesco offrono ai visitatori l’opportunità di assaporare specialità tipiche come i carciofi alla romana e alla giudia, il tutto in un’atmosfera vivace e conviviale. Queste manifestazioni sono un vero e proprio viaggio nel cuore della tradizione culinaria romana, dove ogni piatto racconta la storia e il sapore autentico della città. Che sia per una cena informale o per un’occasione speciale, questi piatti restano autentici simboli della gastronomia romana, capaci di evocare ricordi e sapori unici ad ogni boccone. Vi invitiamo a visitare la nostra osteria per gustare queste delizie e immergervi nella ricca tradizione gastronomica della capitale. Prenotate ora!
Granita di caffè: dalla Sicilia al cuore di Roma
Le origini Come è nata la granita di caffè e come si è diffusa? La granita al caffè è un dessert rinfrescante che affonda le sue radici in Sicilia, ma è stato influenzato dalla tradizione araba della Sharbat, una bevanda ghiacciata aromatizzata, preparata con succhi di frutta, fiori e acqua di rose, che veniva mescolata con neve o ghiaccio tritato. In origine, la granita era una preparazione molto rudimentale, simile alla grattachecca romana: ghiaccio tritato grossolanamente e aromatizzato. Già nel Medioevo, in Sicilia, esisteva una figura chiave: il nivarolo. Durante i rigidi inverni, questi uomini raccoglievano la neve sui monti, dall’Etna ai Nebrodi, per poi stoccarla nelle neviere: veri e propri frigoriferi naturali, scavati nei monti o costruiti con materiali isolanti. Con l’arrivo dell’estate, la neve veniva trasportata a valle, soprattutto nelle zone costiere, dove era particolarmente apprezzata. Lì, veniva grattugiata per ottenere una granita fine e rinfrescante. Questo metodo fino al primo Novecento era diffuso con il nome di “rattata” (grattata), come la grattachecca, che poi ha dato il nome alla grattachecca, termine utilizzato a Roma. Intorno al XVI secolo, però, è stata utilizzata una tecnica di raffreddamento più sofisticata, introdotta dal mondo arabo. Un semplice contenitore di legno, il pozzetto, veniva riempito di una miscela refrigerante a base di sale marino e neve. Al centro, un secchio di zinco conteneva una miscela da congelare. Ruotando una manovella, si manteneva in movimento la miscela, favorendone il congelamento uniforme. Con l’introduzione del caffè in Italia dai commercianti veneziani sempre nel XVI secolo, l’idea di una granita al caffè iniziava a farsi strada tra le innovazioni culinarie dell’epoca. Così, nella calda Sicilia, dove la granita al limone era già popolare, è nata l’idea di utilizzare il caffè come base per una granita, unendolo allo zucchero e ghiaccio tritato, fino a ottenere una consistenza granulosa, ma uniforme. Il risultato? Una bevanda gelata, perfetta per affrontare le torride giornate estive. Oggi la granita viene servita in bicchieri trasparenti, spesso con una generosa dose di panna montata fresca, per renderla più gustosa e contrastare il sapore intenso del caffè. La diffusione in Italia Questo dessert ha iniziato a diffondersi in tutta Italia, diventando particolarmente popolare a Roma. La granita al caffè è apparsa nei menu delle caffetterie romane probabilmente già nel XVIII secolo, quando i caffè erano luoghi di incontro per artisti, intellettuali e cittadini comuni. Tuttavia, è soprattutto, negli anni ’60 e ’70, che la granita al caffè con panna è diventata un simbolo della dolce vita romana, servita in caffetterie storiche come il Caffè Greco in via Condotti 86, o Tazza d’Oro in via degli Orfani 84 (Pantheon), frequentate da celebrità e personaggi della cultura. Curiosità: crema di caffè vs granita di caffè Oltre alla granita al caffè, a Roma si è diffuso un altro dolce simile: la crema di caffè. A differenza della granita, la crema di caffè è più densa e vellutata, preparata con caffè espresso, zucchero e panna, il tutto montato fino a ottenere una consistenza soffice. Anche se relativamente recente rispetto alla granita, la crema di caffè ha rapidamente guadagnato popolarità a Roma, diventando una piacevole alternativa estiva al classico espresso. Tradizione e sapori genuini Ammettiamolo, i dolci tipici romani sono caratterizzati da una semplicità che esalta la genuinità degli ingredienti e continuano a essere amati da generazioni. Oltre alla granita al caffè, troviamo il classico maritozzo con la panna, il tiramisu, la crostata di ricotta e visciole e molti altri! Questi dessert, che continuano a essere preparati e amati nelle case e nelle pasticcerie della città, testimoniano l’attaccamento alla tradizione e il piacere che i romani traggono dai sapori autentici. Oggi, gustare uno di questi dolci significa fare un tuffo nel passato, assaporando al contempo l’intramontabile fascino della semplicità. Anche al Ragno d’Oro potrai trovare una varietà di dolci, come il tiramisù, le nostre crostate e torte fatte in casa, ma soprattutto, la granita di caffè con la panna! E tu cosa scegli? La granita by Ruggero”, adatta a chi non ha paura di esagerare, oppure la “Coppa Ileana”, più minuta e leggera? Intanto, ti aspettiamo nella nostra osteria, per farti assaporare i diversi piatti della tradizione romana e non solo! E ricorda, ogni dolce romano è una piccola storia di sapori e cultura.
La Carbonara: il gusto della tradizione popolare romana
Questo articolo celebra la Carbonara, uno dei piatti più amati della cucina romana. Tutti quanti ormai la conosciamo, dalla sua versione più classica a quelle più alternative contemporanee. La Carbonara è una vera e propria tradizione con la sua combinazione di guanciale croccante, uova fresche, pecorino romano e pepe nero tostato. La Carbonara è un piatto conviviale, che scalda gli animi delle persone, perfetto per essere condiviso con chi si ama. Le origini della Carbonara: una storia controversa Le origini della Carbonara sono avvolte nel mistero e nella controversia, con diverse teorie che cercano di spiegare l’origine di questo piatto iconico. C’è chi afferma fra le varie leggende che la Carbonara abbia avuto origine durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i soldati americani, dopo aver incontrato la generosità degli italiani, abbiano introdotto la pasta con uova e pancetta come piatto di conforto. Altri invece affermano che, come evidenzia il nome, deriverebbe dai carbonari laziali che in passato lavoravano sugli Appennini trasformando la legna in carbone e per sfamarsi consumavano piatti a base di “cacio e ova”, conditi con lardo e guanciale. Gli ingredienti chiave: semplicità e qualità Proprio perché è un piatto composto da pochi semplici ingredienti, è importante che siano di ottima qualità. I componenti fondamentali di una carbonara autentica includono il guanciale, un taglio di carne di maiale dalla guancia, che viene affettato a listarelle e poi cotto fino a diventare croccante e dorato. Le uova fresche sono un altro elemento essenziale, insieme al pecorino romano, che conferisce al piatto quel sapore unico e ricco di cui è famoso. Infine, non può mancare il pepe nero tostato, che aggiunge quel tocco di calore e aromaticità che completa il piatto. La preparazione tradizionale: semplice ma gustosa La preparazione della Carbonara è sorprendentemente semplice, ma richiede una certa maestria per ottenere il risultato perfetto. In una padella, il guanciale viene rosolato fino a renderlo croccante e dorato, mentre contemporaneamente la pasta viene cotta fino a raggiungere la consistenza desiderata. Le uova, in particolare il tuorlo, vengono poi sbattute insieme al pecorino romano e al pepe nero, formando una consistenza densa e cremosa. Appena la pasta è pronta, viene scolata e aggiunta alla padella con il guanciale, dove viene mescolata con la crema di uova e pecorino fino a quando ogni filo di pasta non è avvolto in una copertura cremosa e irresistibile. Variazioni moderne: creatività e innovazione Mentre la Carbonara tradizionale rimane un pilastro della cucina italiana, ci sono molte variazioni moderne che aggiungono un tocco di creatività e innovazione al piatto. Alcuni chef aggiungono ingredienti come piselli freschi, funghi porcini o zafferano per dare un twist unico alla Carbonara classica. Altri optano per una presentazione più elegante, servendo la pasta in una cialda di parmigiano croccante o arricchendo il piatto con tartufo nero fresco. Queste variazioni moderne esplorano nuove frontiere culinarie e soddisfano i palati più esigenti, ma comunque mantenendo viva l’essenza della Carbonara tradizionale. Questo piatto così iconico negli ultimi anni ha acquisito anche una sua ricorrenza, il Carbonara Day, celebrata ogni anno il 6 aprile. Durante il Carbonara Day, chef, ristoranti e appassionati di cucina condividono ricette, consigli e storie legate a questo piatto. Un inno alla cucina tradizionale romana In conclusione, la Carbonara è molto più di un semplice piatto di pasta; è un inno alla cucina romana, un tributo alla sua tradizione e al suo spirito innovativo. Buon appetito! Prenota ora! Ti aspettiamo nel nostro locale.
Viaggio gastronomico a Roma: dalle case borghesi alle dimore popolari
Il cibo in Italia ed in particolar modo a Roma è stato sempre testimonianza e conseguenza di un passato e una tradizione. La maggior parte dei piatti e delle ricette non si limitano semplicemente ad essere tali, essi ci raccontano una storia di popolazioni e periodi storici che sono fortemente legati alle nostre origini. A casa della ricca borghesia La ricca borghesia romana dell’antichità era solita consumare pasti sontuosi e ricchi di prelibatezze. I loro banchetti erano vere e proprie cerimonie, spesso accompagnate da intrattenimenti come musica e danze. I nobili romani godevano di una grande varietà di cibi, tra cui carne pregiata, pesce fresco, frutta esotica e prelibatezze provenienti da tutte le parti dell’Impero. Le portate principali consistevano in carne o pesce: aragoste, ostriche, pollo, lepre, vitello o maiale. Il consumo di insaccati era enorme ed apprezzata era la carne di volatili, da cortile e da voliera. La Faraona alla Cardinalizia: capolavoro rinascimentale della cucina romana L’aristocrazia romana e il clero all’epoca rappresentavano la parte più ricca e importante della popolazione e quindi un certo tipo di cucina era destinato a una ristretta cerchia di persone. Da queste esigenze nascono piatti come la Faraona alla Cardinalizia. Si tratta di una ricetta rinascimentale molto lunga e complessa composta da una base aromatica di sedano, carote, cipolle, porro e scalogno che conferisce profondità al gusto, mentre carni di maiale, vitello e pollame marinano per 24 ore in un mix di aromi, vino rosso, aceto e liquore di pere o mele. Il ripieno, ricco di castagne tostate, albicocche, prugne secche, pistacchi e parmigiano, esalta i sapori delle carni, cui si aggiungono elementi come foie gras, lardo bianco, prosciutto crudo e guanciale. Una crema di senape e miele avvolge tutto, mentre melograno, pizzutello, ribes e arance aggiungono freschezza. Le ossa tostate al forno creano una salsa di accompagnamento che esalta i sapori di questo capolavoro culinario. Tradizioni culinarie popolari Al contrario quindi, tutto ciò che era considerato “scarto” per l’illustre borghesia, come le famose “frattaglie”, diventava pane quotidiano per i più poveri. Questo però non vuol dire che non sapessero esaltare al meglio il gusto delle materie prime che riuscivano a reperire. Tutti conosciamo i principali primi della tradizione romana come carbonara, amatriciana e gricia ma in un pasto tradizionale romano che si rispetti, i secondi della tradizione popolare ne fanno da padrone. Tradizioni culinarie popolari che puoi trovare nel nostro menù: Trippa alla Romana Punto cardine di una cucina povera, considerata all’epoca il “quinto quarto” ossia lo scarto dato che i quarti migliori erano destinati alla borghesia. Attualmente, la trippa alla romana costituisce un pilastro della cucina tradizionale romana, e la sua preparazione richiede l’uso di ingredienti distintivi come la passata di pomodoro, la mentuccia fresca e una generosa spruzzata di pecorino romano grattugiato. Questa ricetta è tanto celebre quanto amata, e ha trovato apprezzamento anche tra personaggi di spicco, tra cui la carismatica Sora Lella. Saltimbocca alla Romana Si dice che il Saltimbocca alla Romana sia nato come piatto tipico della cucina dei fori romani, preparato per i lavoratori e i mercanti che frequentavano la zona. Probabilmente, come allude il suo nome “saltare in bocca”, erano consumati facilmente da persone che volevano nutrirsi con gusto e in maniera veloce. La ricetta tradizionale del Saltimbocca alla Romana prevede sottili fettine di vitello avvolte con una foglia di salvia e una fetta di prosciutto crudo, tenute insieme da uno stecchino e infarinate. Successivamente, vengono rosolate in padella con burro e olio d’oliva e sfumate con del vino bianco. Carciofo alla Romana Il Carciofo alla Romana è un piatto tradizionale della cucina romana, noto per la sua semplicità e il suo sapore unico. Questa ricetta è un’icona della gastronomia romana e ha radici antiche che risalgono a secoli fa. Per preparare il Carciofo alla Romana, si utilizza un carciofo fresco e giovane, che viene pulito e privato delle foglie esterne più dure. Successivamente, il cuore del carciofo viene riempito con un mix di prezzemolo tritato, aglio, mentuccia, pepe nero e pangrattato, arricchito con olio d’oliva extravergine. Una volta preparati, i carciofi vengono cotti al vapore o bolliti fino a quando non diventano morbidi. La bellezza del Carciofo alla Romana sta nel suo essere versatile infatti può essere gustato come antipasto, contorno o anche come piatto principale leggero. Un patrimonio culinario da preservare e celebrare La cucina romana è molto più di una semplice esperienza culinaria; è un viaggio attraverso la storia, la cultura e le tradizioni di una delle città più affascinanti del mondo. Dall’antica Roma ai giorni nostri, i piatti romani hanno mantenuto intatto il loro fascino e il loro appeal, continuando a conquistare il palato di chiunque si avventuri nei vicoli e nelle piazze della città eterna. Che tu stia gustando una carbonara tradizionale o una reinterpretazione moderna di un classico, ogni morso è un omaggio alla ricchezza e alla diversità della cucina romana, un patrimonio culinario da preservare e celebrare per le generazioni a venire. Quindi, quando sarai a Roma, assicurati di immergerti completamente nell’esperienza gastronomica, scoprendo i sapori autentici che hanno reso famosa questa città nel corso dei secoli. Cosa stai aspettando? Vieni a trovarci, Prenota ora!
La cucina tipica delle nonne
Chi di noi non ha dei ricordi associati a odori e sapori della cucina capaci di riportarlo indietro di alcuni anni? Queste immagini, che la nostra memoria custodisce, sono evocate da stimoli che rimandano a memorie uniche legate alle nostre famiglie: il profumo del ragù la domenica mattina, il sapore della pasta fatta a mano, la scia di una crostata di frutta. Tutti questi elementi rimandano a un patrimonio insostituibile: la cucina della nonna. Quest’ultima, rappresenta infatti, un insieme di ricette e tradizioni che nelle famiglie di ogni regione vengono tramandate e custodite, costituendo un ponte tra le generazioni. Materie prime semplici e genuine I piatti che compongono questa cucina sono semplici e le materie prime sono state sempre costituite da prodotti che la terra offriva a chilometro zero e che tutte le famiglie avevano a disposizione nel piccolo o grande orto. Le nonne utilizzavano prodotti freschi, seguendo la stagionalità e preparati con metodi tradizionali di conservazione. Non si era soliti recarsi dai macellai e si prediligevano animali da cortile oppure la carne la si prendeva da allevatori vicini, se non si allevavano animali direttamente in casa. La pasta fatta in casa: un’arte antica Per noi italiani la pasta è sinonimo di famiglia e tradizione. La pasta fatta in casa è uno dei simboli più emblematici della cucina delle nonne e rappresenta un’arte culinaria che richiede abilità e passione. Partendo da due semplici ingredienti, farina e uova, veniva creato l’impasto poi modellato con il matterello su un piano di legno. Questo era svolto fino alla creazione di una sottile sfoglia tagliata a mano in molteplici formati a seconda della tradizione di ogni regione: tagliatelle, tagliolini, lasagne, ravioli, tortellini, pizzoccheri, bigoli, tonnarelli, fusilli e cavatelli. Il sapore dei sughi della tradizione Accanto alla pasta fatta in casa, i sughi della tradizione sono un altro pilastro della cucina delle nonne. Dal ragù alla bolognese preparato con carne tritata mista in un soffritto di sedano, carota e cipolla, alla salsa di pomodoro fresco, i sughi delle nonne sono fatti con ingredienti semplici e genuini, che vengono lentamente cotti per ore fino a raggiungere la perfetta consistenza e il massimo sapore. La tradizione delle polpette al sugo Piatto immancabile della domenica dalla nonna sono le polpette al sugo. Nasce come un piatto povero, in quanto veniva preparato con i resti della carne avanzata, poi impastata con uova, erbe aromatiche e pane raffermo. Secondo la tradizione, le polpette al sugo venivano preparate con il ragù della domenica e dopo essere state fritte, erano ulteriormente cotte nel sugo di pomodoro. Ogni regione ha poi trovato la sua declinazione di questo piatto tradizionale. A Roma, le polpette, sono protagoniste indiscusse della tavola e sono collegate tradizionalmente al martedì per il riutilizzo della carne lessa avanzata dal lunedì, giorno in cui si cucinava il brodo e il bollito. La carne veniva tritata e insaporita con pane raffermo, formaggio e spezie e poi cotte nel sugo. Quello che rende davvero unica la cucina delle nonne è la dedizione: il tempo trascorso ai fornelli, mescolando con cura gli ingredienti, regolando le fiamme e assaggiando con attenzione per garantire che ogni piatto sia perfetto. Questo risulta un vero e proprio gesto d’amore, un viaggio nei sapori autentici di tutte le nonne italiane, accomunate dalla capacità di trasportarti in un mondo di gusto, calore e gioia con ogni boccone. Mentre gustiamo un piatto preparato dalle nostre nonne, celebriamo l’eredità culinaria che ci è stata donata e che continueremo a tramandare alle generazioni future, affinchè possano godere dei sapori autentici per sempre. Per riscoprire i sapori tradizionali, vi aspettiamo nel nostro ristorante. Prenotate ora!